Mi poni una domanda molto interessante oggi, Lucilio caro, quando chiedi:
Quale caratteristica o comportamento più di ogni altro accomuna i migliori SEO che hai avuto modo di conoscere?
I SEO più eccezionali che ho conosciuto, se devo dirti che cosa li rendeva così “diversi” o più avanti di altri, avevano tutti la dote di indirizzare – molto più velocemente della media – la loro attenzione esattamente dove serve: su un dato problema o aspetto del sito/progetto, o su un’opportunità che si poteva sfruttare per far fare un “salto” alle performance, il tutto senza (dis)perdersi nella mole di informazioni, ormai sempre più ingente, di ogni progetto digital.
Questi professionisti avevano tutti qualcosa in comune, qualcosa che ho compreso solo dopo molti anni e molte letture e di cui loro stessi magari non erano e non sono tutt’ora del tutto consapevoli.
I migliori SEO avevano tutti invariabilmente dentro alla loro testa dei modelli mentali piuttosto robusti di come un sito è fatto e di come potrebbe essere migliorato o trasformato.
Cosa è un modello mentale
Un modello mentale è una rappresentazione interna di come funziona qualcosa. E’ un insieme di credenze sul mondo che ci portiamo dietro e dentro – nella testa – per interpretare gli eventi e comprendere le relazioni tra i fenomeni. I modelli mentali guidano, in modo inconscio, la nostra percezione e le nostre decisioni.
Apprendere nuovi modelli mentali, ci consente di vedere il mondo in modi nuovi e di comportarci diversamente, aumentando la capacità di risolvere problemi e affrontare situazioni nuove e impreviste.
Senza andare troppo lontano, i 6 Pilastri o i 4 Quadranti che hai trovato su questo sito non sono altro che formidabili modelli mentali applicabili alla SEO 😉
Se come spero li hai compresi e fatti “tuoi” anche solo in parte, avrai iniziato probabilmente a vedere la realtà – l’ottimizzazione di un sito nella fattispecie – con occhi diversi, a prendere decisioni nuove e risolvere i problemi diversamente.
I modelli mentali ci aiutano fornendo una sorta di impalcatura sopra il torrente di informazioni che ci travolge continuamente. Ci aiutano a decidere dove dirigere l’attenzione, così da poter prendere delle decisioni in modo deliberato, anzichè limitarci a reagire.
Stronger, faster, better: episodi salienti sui modelli mentali
L’impatto pratico che i modelli mentali hanno nella vita quotidiana e professionale è illustrato molto bene nel libro “Stronger, faster, better” di Charles Duhigg. Nel capitolo 3 l’autore riporta diversi esempi, dal campo medico ospedaliero a quello dell’aviazione civile, dove la presenza di modelli mentali robusti e ben “allenati” ha fatto la differenza, letteralmente, tra la vita e la morte di centinaia di persone, oltre che tra prestazioni eccezionali e prestazioni normali o mediocri.
L’episodio più emblematico è quello dell’eroico pilota Richard De Crespigny, che riuscì a far atterrare senza vittime il mitico Airbus A380 della Quantas Flight 32 nonostante l’esplosione di un motore avesse danneggiato il veivolo in modi considerati irreparabili e fatali da qualsiasi simulazione di volo successiva.
In condizioni simili, altri piloti della Air France, non erano riusciti a focalizzare la loro attenzione nella giusta direzione, e la tragedia fu in quel caso inevitabile.
Un altro caso studio è quello di Darlene, un’infermiera di talento che salvò la vita a diversi neonati dando una semplice occhiata all’interno degli incubatori mentre passava in corsia. Anche se le condizioni di salute del neonato rilevate dalle altre infermiere apparivano assolutamente nelle norma (battito forte, nessun pianto, appetito, etc.) Darlene si rendeva conto, dalla semplice osservazione di alcuni dettagli come il colorito della pelle e la distensione dello stomaco, che qualcosa non andava.
E in effetti era così. Dopo un tempestivo intervento si scopriva che nel neonato era in corso una infezione molto grave che avrebbe potuto portare alla morte se l’infermiera non avesse seguito il proprio “istinto”.
Il segreto delle incredibili imprese di De Crispigny e di Darlene?
Queste persone possedevano modelli mentali decisamente più robusti, accurati e completi rispetto alla media, rispettivamente, dei piloti dell’aviazione civile e delle infermiere dei reparti di neonatologia della nostra epoca.
Disporre di modelli mentali più “evoluti” di come le cose dovrebbero andare o essere, è ciò che consente a questo tipo persone di accorgersi, prima di altre, che qualcosa non sta andando per il verso giusto, e di focalizzare l’attenzione dove serve, senza farsi distrarre da informazioni non rilevanti.
Dinamiche molto simili valgono nel caso della SEO, come di qualsiasi altra professione in cui il successo dipende fortemente dal “conoscere bene i propri polli”.
I modelli mentali nella SEO
Se ti chiedo di chiudere gli occhi e dirmi quali sono le tre modifiche che, implementate domani sul tuo sito, porterebbero i maggiori risultati di visibilità, la tua risposta – e la sua efficacia – dipenderà dai modelli mentali che ti sei fatto del progetto in questione.
In particolare, dipende da una combinazione di almeno 4 modelli mentali, rispettivamente:
- Il modello mentale dell’utente: la tua comprensione del comportamento di ricerca “aggregato” degli utenti o delle personas del sito
- Il modello mentale del sito: come è fatto nella sua struttura e rispetto ai 6 pilastri (da non confondere con il modello mentale che l’utente si fa del sito, di cui parla Nielsen)
- Il modello mentale di come funziona il tuo team/cliente
- Il modello mentale del motore di ricerca, di come funziona e dell’impatto che avrebbero le modifiche sul ranking e i sistemi di analytics
Ogni modello può essere più o meno accurato, più o meno “allenato” dall’esperienza, dal testing e dalla conoscenza acquisita su ognuno dei quadranti o prospettive fondamentali.
La differenza si può verificare facilmente mettendo un profilo di SEO Junior e uno Senior davanti al medesimo progetto. Nel corso del progetto, possono arrivare delle comunicazioni dal cliente/boss, ad esempio su certi interventi di revisione dell’architettura informativa, o su alcune modifiche a elementi di paginazione, che sono state ormai già effettuate sul sito o che si prospetta di effettuare a breve.
Il modo di reagire a questo tipo di “input” può essere radicalmente diverso tra il primo e il secondo profilo.
Lo specialista alle prime armi, potrebbe benissimo ricevere la mail del cliente come una banale comunicazione di servizio, di cui prendere atto. Di fronte alla medesima mail, il consulente più “stagionato” entra subito in allerta, si rende conto che “qualcosa non va” o potrebbe presto andare storto, e si premura di avvisare il cliente/capo quanto prima dell’impatto che la modifica potrebbe avere sulla visibilità, sul traffico e sulle conversioni del progetto.
Il novizio in sostanza ha un modello mentale poco robusto del sito e del progetto, laddove il veterano ha un’idea più solida di quello che deve succedere e non deve succedere affinchè le cose vadano per il verso migliore, che è quello della maggiore visibilità e resa all’interno dei motori di ricerca.
I SEO più capaci ed efficaci, in definitiva, sono quelli che hanno saputo costruire nella propria testa il modello più accurato di come funziona il sito web in tutte le sue componenti fondamentali. Ha sviluppato una buona comprensione del comportamento dell’utente e di quello dei motori, al punto da prevedere con una certa accuratezza come questi potrebbe reagire a modifiche e interventi sul sito. Conosce infine il team, le risorse con cui può operare e i modi in cui potrebbero recepire o rispondere ad un dato compito e attività.
Come si sviluppano dei modelli mentali robusti
Non posso leggere certo dentro la testa dei colleghi, ma, in diversi casi in cui mi è capitato di provare a farlo, ho notato che – a loro modo – ognuno si creava sempre un suo “modello” del sito su cui stava lavorando, e ci entrava virtualmente dentro come se fosse l’abitacolo di un’auto o di un velivolo da guidare.
Nella loro testa i SEO più efficaci riescono a simulare a grandi linee come un dato sito è fatto/funziona nei suoi elementi essenziali, e si chiedono continuamente “come potrebbe essere migliorato?“, “cosa accadrebbe se facessimo X”, “e se modificassimo Y” ?
Le persone particolarmente brave a dirigere la propria attenzione, hanno una propensione a creare delle rappresentazioni mentali di quello che si aspettano di vedere. Queste rappresentazioni vengono dall’abitudine di raccontarsi storie, tutto il tempo, su quello che potrebbe capitare e che ci aspettiamo che accada. Un processo molto simile alla paronoia, ma che consiste in realtà nell’esercizio deliberato del fare costantemente delle previsioni.
De crispigny e il suo team avevano trascorso innumerevoli ore a chiedersi cosa avrebbero fatto nel caso qualcosa fosse andato storto durante il volo, a testare e revisionare le varie ipotesi – anche prima di entrare fisicamente in aereo. E quando il peggio accadde veramente, lui sapeva dove dirigere l’attenzione, anzichè rispondere reattivamente e andare nel panico.
Darlene raccontava di portarsi appresso nella testa delle immagini di come un bambino sano avrebbe dovuto apparire – e il bambino nella culla, quando lei lo guardò, non aveva trovato corrispondenza con la propria immagine.
Se quindi vuoi essere un SEO ancora più capace ed efficace, caro Lucilio, costruisciti un modello mentale per ogni sito e progetto che segui, affinalo ogni giorno, e raccontati – da solo ma ancor meglio verbalizzando con i colleghi – delle storie su come quel sito dovrebbe esser fatto o modificato per funzionare al meglio.
Poniti delle domande e metti continuamente alla prova le tue risposte, Lucilio mio, senza paura di sbagliare forte, perchè questo è il modo di sviluppare modelli mentali potenti ed efficaci per qualsiasi cosa.
Stammi bene