Al livello più basso o elementare della SEO, che potremmo definire “atomico”, troviamo l’universo delle ricerche degli utenti (Pilastro #1, d’ora in poi P1)
Con questo termine, intendo significare qui sia l’aspetto interno o soggettivo – i bisogni e desideri nella testa/cuore dell’utente – che quello esterno – l’espressione oggettiva di quel bisogno o intento nel mondo, sotto forma di query digitata in un campo di ricerca, di frase pronunciata al proprio telefonino, ad un assistente vocale o quel che sarà in futuro il mezzo utilizzato.
Questo pilastro, essendo al livello più basso di annidamento della serie, è quello con la minor complessità interna, ma non è per questo privo di profondità, seppure inferiore a quella dei pilastri successivi.
La chiave per sbloccare il potenziale di questo livello
Il suo elemento più profondo, che nasconde la chiave di volta per il dominio di questo livello è l’intento. Cogliere l’intento (interno-soggettivo) dietro la ricerca (esterna-oggettiva) è da sempre uno degli obiettivi più cari (e ardui) di Google.
Riuscire a comprendere, mappare e prevedere tutti gli intenti e ricerche (anche latenti) più rilevanti del nostro pubblico di riferimento è probabilmente la massima realizzazione possibile per un SEO all’interno di questo primo campo di azione fondamentale.
Nell’introduzione ai Pilastri della SEO sostenevo la tesi secondo cui ogni pilastro della serie P1-P6 trascende e include i precedenti, per essere a sua volta incluso e trasceso da quelli successivi. Vediamo come questo avviene al livello del primo pilastro elementare, su cui poggiano tutti gli altri.
In che senso le ricerche sono incluse in tutti i pilastri successivi
Nel caso delle ricerche – intese qui sia come intenti o bisogni informativi in senso ampio, che come query – la relazione di inclusione di questo pilastro in tutti i successivi dovrebbe essere evidente a chi abbia anche solo una minima esperienza di SEO. Nel caso tu abbia ancora dei dubbi, voglio fare uso di un semplice esperimento mentale per chiarire in che senso le ricerche sono incluse in tutti i cinque pilastri successivi.
Immagina di dover ottimizzare un sito creato per parlare di un prodotto che ancora non esiste e che nessuno a parte te conosce – esperienza non così inverosimile per chi ha lavorato con grossi Brand – , e sul quale, per assurdo, non esistono e mai esisteranno dei bisogni di ricerca direttamente o indirettamente ricollegabili ad esso.
In questo caso, in assenza di un bacino di ricerche, tutte le attività legate ai pilastri successivi perderebbero di senso. Prova a pensarci.
P2- La piattaforma tecnica sarebbe resa accessibile a che pro?
P3 – L’architettura informativa a quali contenuti dovrebbe dare priorità e risalto?
P4 – I contenuti sarebbero realizzati e ottimizzati per quali topic, per rispondere a quali domande, bisogni, dubbi e desideri?
P5 – Chi avrebbe interesse a offrire un link verso un sito del genere? .
P6 – Chi sarebbero i competitor di un sito del genere nell’arena della search?
In sostanza
No Query, No party.
Implicazioni pratiche del principio di inclusione delle ricerche
E’ evidente che senza le ricerche, non ha molto senso parlare di SEO.
Una prima implicazione pratica e operativa di questo principio è che, di tutte le valutazioni che possono esser fatte su un progetto SEO, sia in fase di prospection (new business) che di avvio e implementazione del piano di attività vero e proprio, la priorità (in senso cronologico e di importanza) andrebbe data all’esplorazione dei bisogni di ricerca del target di riferimento, al comprendere anche solo a grandi linee la loro portata/estensione potenziale, le stagionalità principali e la volumetria tendenziale.
Ovviamente questo non significa che se decidi di iniziare dall’analisi tecnica della piattaforma per poi passare allo studio delle ricerche in un secondo momento, allora ti troverai in un mare di guai e il tuo progetto andrà in frantumi. A seconda dei casi, è possibile che vada tutto liscio, ma è probabile che invertendo l’ordine “naturale” delle attività, tu vada ad allungare – magari senza rendertene conto – i tempi di analisi o che debba poi fare dei re-work successivi, che non sarebbero avvenuti altrimenti.
Di questo parlo nell’articolo sulla accessibilità tecnica della piattaforma dedicato al secondo pilastro,
Altre implicazioni pratiche che possiamo ricavare da questo principio, di cui avrai magari avuto esperienza diretta:
- Inutile lanciarsi in analisi tecniche approfondite per un sito, o parte di un sito, che non sarà mai “investito” da ricerche di interesse (per il cliente o per noi)
- Impossibile modellare l’architettura informativa in modo efficace se non è ancora chiaro quali sono i bisogni di ricerca più importanti per il tuo target.
- Impensabile produrre un piano editoriale finalizzato alla crescita organica, senza una mappatura delle ricerche degli utenti e delle stagionalità principali.
- Meno efficace un link ricevuto da un contenuto poco o per nulla ottimizzato e senza un testo di ancoraggio rilevante
- Lunghissima l’individuazione dei competitor, se non si conoscono le chiavi di ricerca più strategiche e rappresentative per il tuo sito. Ancor più lunga è posizionarsi per una chiave, se non sai quale sia 😉
Perchè non ti spiegherò come fare una keyword research passo passo
Se ti stai chiedendo “Si ok tutto bello, ma come faccio in pratica a conoscere i bisogni di ricerca degli utenti da subito, quali strumenti devo usare e come?” ti devo rimandare alla pagina sull’approccio integrale, e invitarti a fare una “Ricerca Efficace” su Google, rigorosamente in lingua inglese, del tipo “keyword research in [anno in cui ti trovi]” dove con un minimo di scrematura troverai la risposta che cerchi.
Lo scopo di questo progetto è infatti tutt’altro, come ho cercato di spiegare . Se mi mettessi a parlare di come condurre per filo e per segno una keyword research con gli strumenti disponibili oggi tradirei l’aspirazione di fondo della SEO integrale, che è quella di rimanere attuale e utile anche tra 5, 10 o 20 anni. 🙂
Perchè?
Perchè l’evoluzione delle piattaforme e degli strumenti SEO è tale che tra 12 o anche solo 6 mesi questo post risulterebbe datato. L’interfaccia del Keyword Planner di Adwords sarà cambiata ancora una volta, nuove funzionalità saranno state aggiunte (o tolte) dal rapporto sulle query della Search Console di Google o da quello del keywords explorer di ahrefs (il tool migliore che utilizzo nell’epoca in cui scrivo).
In più, qualche nuovo tool di espansione delle query sarà nato nel frattempo per offrire uno scraping dell’autocomplete dei motori ancora più rapido, indolore e, si spera, ancora più ricco di dati dei precedenti. 😀
Ora che hai scalato il primo gradino, sei pronto per passare al successivo: la SEO tecnica