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SEO INTEGRALE

Filosofia perenne dell'ottimizzazione

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ACCESSIBILITÀ TECNICA E DISABILITÀ DI GOOGLE: IL 2° PILASTRO DELLA SEO

Subito dopo le ricerche, troviamo il 2° livello, stadio o pilastro fondamentale della SEO costituito dall’ accessibilità tecnica della piattaforma.

Per “accessibilità” prendo per buona la definizione “ministeriale” di accessibilità web, ovvero:

La possibilità, da parte dei sistemi informatici, di fornire i servizi anche a coloro che sono affetti da disabilità temporanee e non, che quindi utilizzano tecnologie ausiliarie. […] le pratiche inclusive di rimozione delle barriere che impediscono l’interazione o l’accesso ai siti web da parte di persone con disabilità. 

I soggetti con disabilità, nel caso della SEO, sono ovviamente i motori di ricerca e il tipo di disabilità congenita di cui soffrono in modo permanente è di diversi tipi, di cui cito i più macroscopici:

  • motoria: sono incapaci di compiere azioni sulla pagina, come cliccare su un bottone che carica dinamicamente del contenuto in pagina (AJAX)
  • visiva: non sono in grado di identificare sempre il contenuto di un’immagine, ancor meno di comprendere quel che succede in un video
  • uditiva: hanno una comprensione del parlato limitata, circoscritta ad ambiti molto specifici (es. prenotare un taglio di capelli)
  • intellettiva: gravi limitazioni nelle capacità cognitive, come l’ iperlessia  (capacità di leggere a voce alta ma senza cogliere il significato del testo) e in generale scarsa capacità di comprensione ( si fanno aiutare da insegnanti di sostegno noti come “Quality Raters”)

Hai capito bene: questo pilastro, e tutto il gran da fare che si danno i SEO sul fronte dell’ottimizzazione tecnica, sul rendering lato client vs lato server, il crawling con e senza JavaScript, le analisi dei log del server, la gestione del crawl budget etc.. servono esclusivamente per supplire alle limitazioni di Google & affini. In altre parole

I SEO più bravi sono i migliori assistenti di sostegno che Google possa reclutare a costo zero Click To Tweet

La chiave di volta per la conquista di questo pilastro

La materia di cui è costituito questo livello è, sostanzialmente, il codice e l’elemento più profondo e strutturale dal punto di vista dell’ottimizzazione è il protocollo HTTP . Comprenderne il funzionamento, alla base del modello client-server, è l’architrave per riuscire a plasmare con successo questo particolare pilastro.

La massima realizzazione di un SEO, su questo secondo livello, è rendere la piattaforma tecnica il più possibile “trasparente” ai motori di ricerca, eliminando ogni possibile ostacolo o impedimento “fisico” tra il motore nei suoi vari componenti – scheduler, crawler, indexer etc –  e tutti i contenuti per i quali si vorrebbe ricevere traffico dal canale organico della ricerca.

La sfida è riuscire insomma a ridurre le distanze  il più possibile , sia temporali che fisiche, tra bot e contenuti, mantenendo però al contempo un livello sufficente di funzionalità per l’utente – altrimenti saremmo tutti capaci di fare il sito più veloce del mondo.  😀

Perchè è così importante la “technical SEO” (e lo sarà sempre di più)

Le attività legate al miglioramento della piattaforma tecnica sono cresciute paurosamente negli ultimi anni, come conseguenza non tanto delle limitazioni dei motori di cui dicevamo ( che sono anzi progressivamente diminuite rispetto agli albori ) ma per via dell’evoluzione continua delle tecnologie di sviluppo software, che per rendere le applicazioni web sempre più “interattive” e ricche di funzionalità rendono anche più difficile, a quell’utente disabile che è Google, di “stare al passo” come potrebbe.

Salvo quindi una conversione dell’umanità al minimalismo tecnologico, possiamo attenderci che la SEO tecnica continuerà ad essere necessaria, nonostante l’evoluzione continua dei motori di ricerca e la loro capacità di “abbattere gli ostacoli” faccia supporre il contrario.

Addirittura per far fronte a questa “crisi permanente” in cui si trova Google, negli ultimi anni si è delineata una figura professionale, quella appunto del “technical SEO”, dotato di un set di skill ed una “forma mentis” che lo rendono sempre più simile ad uno sviluppatore web a tutto tondo che non ad un esperto di digital marketing  (sebbene esistano rari esemplari di professionisti che coniugano in sè entrambi i profili) .

Anche in questo caso, come per gli altri pilastri, non sono interessato ad addentrarmi nelle ultime novità (perchè cambieranno e tra qualche mese saranno probabilmente obsolete e superate da altre più “attuali”) ma piuttosto sui principi più fondamentali e le leggi tendenzialmente immutabili.

Per questo voglio portare la tua attenzione adesso sul ruolo che la SEO tecnica ha all’interno del modello integrale della SEO costituito dai 6 pilastri.

 

Come dicevamo nella introduzione ai pilastri, ogni pilastro include e trascende il precedente.
In questo caso l’ottimizzazione tecnica della piattaforma (P2) include le ricerche utente (P1), ma in che senso?

In che modo l’ottimizzazione della piattaforma tecnica segue, e include, le ricerche

A prima vista non sembra esserci alcuna dipendenza tra le due cose e, tra l’altro, quanti piani di attività SEO nella storia hanno previsto l’ottimizzazione tecnica della piattaforma prima di ogni altra cosa, senza che ci fosse alcuna idea delle ricerche degli utenti? Non è mai morto nessuno, mi dirai…e ci mancherebbe!

E’ senza dubbio possibile ottimizzare la piattaforma di un sito senza curarsi di quali siano le ricerche del pubblico di riferimento, ed è qualcosa che io stesso mi son trovato a dover fare in vari progetti, quando lavoravo in agenzia.

Eppure, invariabilmente, quello che ho notato in questi casi è che l’efficacia e l’efficienza delle analisi tecniche, quando non sono supportate e precedute dalla conoscenza delle principali query di fondo per cui quel sito dovrà essere ottimizzato, è invariabilmente minore di quella che si può avere quando sono chiare e ben mappate le ricerche utente, anche solo a grandi linee.

Ad esempio su siti molto grandi, composti di aree diverse, sottodomini o sezioni che corrispondono a bisogni di ricerca differenti, avere già un’idea di quali siano le ricerche di fondo aiuta a prioritizzare gli interventi e le attività di analisi su quelle parti del sito che sappiamo dovranno essere effettivamente visibili e indicizzate.

Altre aree del sito, al contrario, potranno restare inaccessibili – perchè irrilevanti ai fini delle ricerche utente – e pertanto il problema di analizzarle per ottimizzarle potrebbe non porsi proprio, oppure potrebbe essere serenamente posticipato.

Esempi pratici di applicazione di questo principio

Questo fenomeno emerge chiaramente anche quando si tratta di impostare le direttive di indexing (tramite robots.txt, meta tag, X-robots tag o quel che volete). Per sapere quali aree del sito devono essere accessibili ai bot e quali no, aiuta molto sapere quali ricerche vogliamo intercettare e quali no.

All’estremo opposto, possiamo pensare addirittura di costruire un sito, e di scegliere la piattaforma tecnica più adeguata, proprio sulla base dei bisogni informativi e di ricerca specifici del nostro target.

Per questo motivo possiamo scegliere di realizzare un sito su una piattaforma come Magento, se i bisogni sono prevalentemente di acquisto,  oppure WordPress nel caso di bisogni informativi.

Oppure si può decidere di puntare ad un CMS custom se i bisogni sono misti e non possono essere soddisfatti da una o più piattaforme esistenti sul mercato.

Se ancora non sei convinto ti farò un ultimo esempio concreto della relazione di inclusione di P1 in P2 tratto dalla mia esperienza. Più volte mi è capitato di suggerire lo sviluppo di un’app proprio sulla base delle evidenza di ricerca relative ai dispositivi mobili e in particolare quelle dei vari App stores.

Se tu scoprissi che un botto di persone cerca il tuo prodotto o servizio proprio dentro gli app store di Android, o di Apple, questo non sarebbe un buon motivo per creare un’applicazione? La piattaforma  nasce dalle ricerche. P2 nasce da P1.

Da un punto di vista più alto ancora, qualsiasi sito web, nella sua manifestazione fisica/tecnica, nasce sempre come tentativo di soddisfare un qualche tipo di bisogno, anche se non espresso esplicitamente nella sua forma esteriore data dalla query, keyword o frase di ricerca. Quindi la piattaforma tecnica include e trascende le ricerche, P2 trascende e include P1. E non vale il contrario. I bisogni di ricerca in alcun modo includono al loro interno la piattaforma tecnica.

La piattaforma tecnica è inclusa a sua volta nel pilastro successivo, che la trascende. Di questo parliamo nella voce relativa al terzo stadio dell’ottimizzazione integrale, l’architettura informativa.

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