In questo articolo cercherò di darti una prima panoramica dei 6 pilastri della SEO integrale, uno strumento teorico-pratico formidabile per l’ elaborazione di una strategia SEO efficace, applicabile a progetti di qualsiasi settore, dimensione e tipologia.
Quello che probabilmente già sapevi dei pilastri
Se prendiamo la totalità dei contenuti più evergreen pubblicati nella storia della SEO troviamo che la maggior parte dei “thought leader” più autorevoli nel panorama internazionale è d’accordo nel riconoscere l’esistenza di una serie di “colonne portanti” su cui si fonda da sempre la SEO e su cui continuerà a poggiare negli anni che le restano da vivere.
Queste colonne portanti o “pilastri” rappresentano al contempo delle entità e concetti ma anche delle attività legate a queste entità. I numeri variano, c’è chi parla di 3, 4, di 5, di 12 o 27 “pillars”, ma al di là delle diverse categorizzazioni possiamo identificare sei 6 macro aree che racchiudono al loro interno la totalità dei principi e delle leggi più immutabili che governano il successo o il fallimento di qualunque progetto SEO. Ne avrai già sentito parlare, sotto diversi nomi e in diverse salse, e si tratta sostanzialmente di questi:
P1 – Ricerche utente
Conoscere l’utente, i suoi bisogni e dove, come, quando vengono espressi su di un motore è il presupposto fondamentale di ogni progetto SEO di successo. Se non ci sono bisogni di ricerca relativi al tuo servizio o prodotto, non c’è bisogno di fare SEO e tutti i pilastri successivi perdono di utilità e valore. E’ il livello atomico della SEO.
P2 – Accessibilità della piattaforma
Rendere il sito, l’app o la piattaforma fruibile e trasparente per i motori di ricerca consente alla “link juice” di scorrere liberamente attraverso il sito. E’ lo scheletro di un sito, fatto non di ossa e cartilagine ma di URL, codice (HTML in particolare, ma non solo) e status codes.
P3 – Architettura informativa
Strutturare l’alberatura e la navigazione del sito in modo che sia chiaro a motori e utenti quali sono i contenuti più importanti e in che modo raggiungerli. E’ la muscolatura interna del sito, fatta di categorie e percorsi di navigazione, che consente di muoversi tra le varie parti nel modo più efficiente possibile.
P4 – Contenuti
Creare contenuti che soddisfano i bisogni dell’utente (individuati al punto 1) e inducono a compiere azioni obiettivo o a fidelizzarli. E’ il cuore del sito, sede dell’emotività e delle emozioni. Fatto di pagine con oggetti di vari formati: testo, immagini, video, audio etc..
P5 – Link equity
Accrescere il patrimonio di link e citazioni da siti di valore verso il nostro contribuisce ad aumentarne l’autorevolezza per i motori e gli utenti. Questa è l’anima del sito, impalpabile (un tempo c’era una barretta verde per misurarla) ma essenziale per spiccare nei settori più competitivi.
P6 – Scenario competitivo
Conoscere i nostri avversari, i loro punti di forza e debolezza, è fondamentale per migliorare noi stessi (il nostro sito) e capire fin dove possiamo spingerci. Questo è lo spazio in cui si gioca la battaglia, è l’arena che tutti include e dove le meccaniche di ranking dei motori muovono ogni ora, e ogni minuto, le loro pedine.
Ci sarebbe anche un 7° pilastro da considerare, la Web Analytics, ma è talmente trasversale a tutto il web marketing che non ritengo di doverla includere. Sarebbe un po’ come includere l’aria o la terra tra gli elementi fondamentali di un albero, in aggiunta alle radici, il tronco, i rami etc..
Fin qui nulla di nuovo, giusto? Ma proviamo a scendere un poco più in profondità nell’analisi di questi 6 pilastri e nel modo in cui sono legati uno all’altro e le cose si fanno decisamente più intriganti.
In particolare il mio cervello è letteralmente esploso quando mi sono accorto che potevo applicare la teoria integrale degli stadi o livelli di Wilber anche a questi 6 pilastri.
Quello che probabilmente non avevi mai notato dei pilastri
Questi 6 pilastri o livelli sono fortemente interdipendenti, e fin qui ci era già arrivato qualcuno, ma quello che ancora nessuno mi risulta aver realizzato è che questi livelli hanno tra loro una relazione di inclusione progressiva, per cui ogni stadio precedente viene sempre incluso nel successivo nell’esatto ordine riportato sopra e nel diagramma che seguirà.
Ogni pilastro letteralmente nasce dal precedente, lo include e al tempo stesso lo trascende per essere a sua volta incluso da quello successivo, che avrà quindi un maggior livello di complessità interna e profondità
Come la molecola include in sè gli atomi e i quark e li trascende per creare qualcosa di nuovo, così ad esempio l’architettura informativa (d’ora in poi P3 per semplicità) “include” in sè l’accessibilità tecnica ( P2) e le ricerche utente (P1). Ti suona strano o un pò forzato? Pensaci bene! Questo significa soltanto che l’architettura informativa di un sito, per essere veramente efficace, deve poggiare su una buona accessibilità tecnica (P2) e sulla conoscenza delle ricerche utente di riferimento (P1).
Analogamente i contenuti (P4) trascendono tutti i pilastri precedenti per creare qualcosa di nuovo, ma non potrebbero esistere e funzionare senza contenere al loro interno P1, P2, P3.
I link (P5) a loro volta possono esistere solo in aggiunta a contenuti esistenti (P4) E così via per lo scenario competitivo, che include tutti i pilastri P1-P5 per trascenderli in qualcosa di più complesso.
Pensi ancora che io mi sia fumato i gerani del mio balcone o inizi a intravedere la trama profonda dietro tutto questo?
Questa relazione di inclusione progressiva è rappresentata dal terribile grafico seguente
L’ordine di questi elementi non è casuale, e riflette precise logiche evolutive comuni a tutte le forme di vita, che ritroviamo in parte nella “grande catena dell’essere” di Platone, Aristotele e Plotino, nei livelli della teoria integrale di Wilber, e in altre tradizioni della filosofia perenne.
L’analogia è abbastanza strabiliante. Si va in sostanza dalla terra P1 – l’humus mondano da cui nascono le ricerche – al cielo P6 – la vetta delle prime posizioni nello spazio della ricerca digitale – passando per il corpo nelle sue varie componenti che, in questo caso, sono quelle del sito web.
Abbiamo quindi due pilastri esterni al sito (P1 e P6) e quattro interni al sito (P3-P6) che vanno dal più fisico/semplice verso il più immateriale/complesso.
NOTA BENE: All’aumentare della complessità interna dei pilastri, aumenta la loro profondità ( più livelli sono inclusi) e con essa aumenta il valore e l’influenza che un pilastro del livello superiore ha rispetto ai precedenti.
In che modo i pilastri ci cambiano la vita nella SEO?
A questo punto sento già il tuo cervello rettile che scalpita chiedendomi:
Tutto bello, anche affascinante e sofisticato, ma che me ne faccio concretamente di questa scoperta, che impatto ha sul business, cosa mi cambia nel fatturato?
La principale implicazione pratica di questa scoperta è che tutte le attività svolte, o svolte male o non svolte affatto al livello più basso/elementare dei pilastri influenzano inevitabilmente i risultati che si possono ottenere ai livelli successivi.
Dall’altra parte, aver sviluppato molto bene i pilastri più elevati della serie, può bilanciare eventuali mancanze ai livelli più bassi. Questo spiega il fenomeno per cui siti molto autorevoli – in genere grossi brand con elevata link equity (P5) – possono permettersi spesso di avere delle lacune ai livelli più bassi (sul fronte dell’accessibilità tecnica P2, o dei contenuti P4) senza perdere in visibilità, laddove le medesime lacune renderebbero invisibile un sito dotato delle medesime caratteristiche ma senza un “brand” forte alle spalle.
Insomma, riuscire a sviluppare tutti questi pilastri e bilanciarli dal primo all’ultimo equivale a realizzare li massimo potenziale SEO, adempiere alla Visione e ottenere la maggiore visibilità e traffico qualificato possibile dalla ricerca organica.
In altre parole conoscere approfonditamente questi 6 stadi, padroneggiarne ciascuno al maggior livello possibile e armonizzarli al meglio tra loro, è l’equivalente di sbloccare tutti i Chakra e divenire un Buddha (o risvegliare la Forza e diventare un Jedi per i fans di Star Wars) 😛
Questa relazione di inclusione e trascendimento, scherzi a parte, non è un dettaglio superficiale ma riveste un’importanza fondamentale nella definizione di una strategia SEO solida e nella fluidità ed efficacia della sua esecuzione. Può essere di grande aiuto nella scelta delle priorità e dell’ordine da dare agli interventi e governa in modi più o meno evidenti il successo o il fallimento di molte campagne/progetti SEO.
Si possono trovare esempi dell’importanza di questa dinamica in atto ad ogni livello della serie P1-P6 e per ciascuno di essi puoi trovare degli approfondimenti specifici seguendo i link riportati nell’elenco.
Consiglio di partire dal primo pilastro, quello delle ricerche utente, e metterti comodo perchè il viaggio nelle viscere più profonde della SEO è appena cominciato. 😉