Dopo le ricerche e l’accessibilità tecnica, il terzo pilastro della SEO è l’Architettura Informativa (il cui acronimo “AI” non va confuso con quello dell’Intelligenza Artificiale)
Se la piattaforma tecnica corrispondeva all’ossatura o scheletro del sito, l’architettura corrisponde al sistema muscolare e tendineo, che permette di muoversi tra le diverse parti del sito.
Nel parlare di AI prendo per buone le prime 3 delle 4 definizioni che vengono date nell’ottimo testo Information Architecture: For the Web and Beyond , cui rimando, e che traduco così:
- La progettazione strutturale di ambienti informativi condivisi
- L’insieme o sintesi di organizzazione, nomenclatura, ricerca e navigazione all’interno di ecosistemi digitali, fisici e cross-canale
- L’arte e la scienza di plasmare prodotti informativi ed esperienze a supporto della usabilità, trovabilità e comprensione.
Un’accezione molto ampia dell’AI, che include elementi di UI, UX, web design, e nella quale ritrovo personalmente una grandissima parte delle attività “SEO” più impattanti svolte negli ultimi 10 anni.
L’architrave per il dominio dell’architettura informativa
La massima realizzazione possibile per il SEO che opera a questo stadio è di riuscire a comunicare chiaramente a motori e utenti quali sono e dove i contenuti più importanti del sito e renderli trovabili/raggiungibili nel minor numero di clic possibili dalla homepage o root. Riprendendo la metafora anatomica, sviluppare questo livello significa rendere il sistema muscolare più robusto, flessibile e veloce, cos’ da permettere a utenti e bot di muoversi il più agevolmente possibile tra i contenuti
L’elemento più profondo dell’Architettura Informativa, la chiave di volta che dischiude le maggiori possibilità di plasmare questo livello strutturale, è il DataBase che sta dietro il sito. Conoscere approfonditamente la base di dati di cui è costituito un applicativo web – siano essi schede prodotto, articoli, documenti o annunci – e in che modo questi dati sono catalogati, interrogabili e messi in relazione tra loro, è un passaggio fondamentale per plasmare questo stadio.
Personalmente ho avuto modo di “sbloccare” il potere di questa chiave in poche occasioni e solo quando sono passato dal lavoro in agenzia a quello in-house ho potuto addentrarmi senza limitazioni al livello del DB, capire come questo impatta sull’AI e inserirmi al meglio anche in questo livello per modellare l’architettura.
Non voglio dire che questo sia impossibile per consulenti SEO “esterni”, e che solo un SEO inhouse possa agire a questo livello, ma certamente nel mio caso lavorare “dall’interno” ha reso tutto molto più facile.
Nell’introduzione ai Pilastri della SEO sostenevo la tesi secondo cui ogni pilastro della serie P1-P6 trascende e include i precedenti, per essere a sua volta incluso e trasceso da quelli successivi.
Quindi l’AI trascende e al tempo stesso include al suo interno l’ottimizzazione tecnica della piattaforma (P2) ed è incluso a sua volta nel pilastro successivo dato dai contenuti (P4).
In che senso l’Architettura Informativa include la SEO tech e la trascende?
L’architettura informativa poggia sull’ottimizzazione tecnica, così come la solidità e tenuta di un palazzo poggia sulla qualità dei materiali di cui è fatto e sulle proprie fondamenta.Click To TweetTradotto: preoccuparsi di progettare o rivedere l’architettura di un sito in ottica SEO, senza che sia stata prima curata l’ottimizzazione tecnica, equivale a progettare la quantità di piani e la dimensione delle stanze in cui questi saranno suddivisi, senza aver prima verificato di disporre dei materiali necessari a costruirle e che il terreno su cui edificare sia sufficentemente solido/compatto e non soggetto a cedimenti.
In simili condizioni, nel caso di un artefatto digitale e non fisico quale è un sito web, non si avrà un crollo vero e proprio della struttura, e il sito continuerà a “stare su”. Quello che crollerà sono le visite dal canale organico della ricerca nel momento in cui i diversi piani dell’edificio/sito non saranno pienamente raggiungibili dai bot dei motori di ricerca, che non avranno modo di accedere alle diverse stanze, valutarne le dimensioni, leggere i nomi sui campanelli etc..
Le modifiche a livello dell’AI, anche se ben ragionate dal punto di vista dell’esperienza utente, possono compromettere gravemente la visibilità dei contenuti del sito, quando non sono calate su una piattaforma ottimizzata tecnicamente.
Un esempio classico per chi ha lavorato in agenzia
E’ il classico caso del cliente che investe decine di migliaia di euro nel redesign del sito, o di una sua sezione, per renderlo più di ”appeal” e visivamente coinvolgente, e si fa realizzare dall’agenzia web di turno un bel paginone in Ajax che carica in modo asincrono, sulla medesima URL, tutti i contenuti richiamati dai vari link o dalle sotto-sezioni visualizzate dall’utente nel suddetto paginone.
Se anche la nuova logica di fruizione dei contenuti può funzionare per gli utenti, che avranno modo di esplorare la totalità dei contenuti all’interno di questo ambiente, lato motori di ricerca l’assenza di una struttura ottimizzata a livello tecnico – che ad ogni porzione di contenuto faccia corrispondere una URL univoca raggiungibile da link accessibili – si traduce di fatto nell’invisibilità dei contenuti.
Più precisamente, si traduce nella loro irreperibilità tramite ricerca organica, dato che quei contenuti potrebbero anche essere resi accessibili e indicizzabili in toto all’interno del “paginone” ma difficilmente potranno posizionarsi tutti tramite una sola risorsa/URL.
A questo punto dovrebbe esser evidente in che modo AI include sempre la SEO tecnica. P3 include P2.
Implicazione pratica del principio di inclusione di P2 in P3
Una prima implicazione operativa di questo principio è che dovresti guardarti bene dall’imbastire mastodontiche revisioni dell’architettura informativa sul tuo sito, se prima non hai affrontato in buona misura il tema dell’accessibilità tecnica.
Puoi certamente iniziare a ragionarci e stendere una proposta, ma metterla in atto / implementarla senza aver prima sanato eventuali limiti della piattaforma tecnica può equivalere a buttare via soldi, energie e prezioso tempo degli sviluppatori, che avrebbero potuto essere impiegati più proficuamente su altri fronti/pilastri.
L’AI, come avrai intuito, è inclusa a sua volta nel pilastro successivo, il pilastro #4 dei contenuti.